COS'È IL TAI CHI
L’Arte Tai Chi
Il Taijiquan, più conosciuto nel mondo con la sua traslitterazione fonetica inglese (Wade-Giles) cioè TAI CHI (da Tai Chi Chuan) chiamato anche “meditazione in movimento” è un’Arte Marziale “interna” di origine Cinese. Esso infatti è una pratica salutistico-marziale, basata sulla consapevolezza corporea, la meditazione e l’auto-difesa senza l’uso di alcuna forza bruta.
Il Taijiquan, letteralmente “Pugilato della Suprema Polarità”, in realtà nasconde altri aspetti. Esso è un “sistema di meditazione” completo, che prevede tecniche di meditazione seduti, in piedi e in movimento.
Non bisogna però dimenticare che il Taijiquan è un’Arte Marziale a pieno titolo, anche se l’allenamento necessario per avere risultati nell’autodifesa è discretamente più lungo e complesso rispetto agli stili di Kung Fu “esterni” (ovvero che si basano sulla forza bruta).
In sintesi, nella pratica del Taijiquan sono presenti contemporaneamente tre aspetti, che puoi trovare descritti di seguito in questa pagina:
- Salute
- Meditazione
- Marzialità
Per saperne di più invece su come questi aspetti vengono allenati nel nostro sistema, consulta la pagina esercizi.
Salute e forze vitali: Qi Gong
Con il termine Qi Gong si indicano tutte quelle pratiche, per la maggior parte appartenenti alla Medicina Tradizionale Cinese, che mirano a percepire, gestire e incrementare la propria “energia interna” (chiamata anche “energia vitale”, o “Eterico” nella spiritualità occidentale) che la filosofia taichi (taoismo) definisce con il concetto di Qi (il termine energia è quì usato in una accezione più ampia rispetto alla fisica classica; ed il termine Eterico non ha nulla a che fare con la teoria fisica ottocentesca dell’etere).
Questi esercizi nascono per irrobustire la salute e curare malattie, per supportare pratiche meditative e spirituali, oltre che per raggiungere capacità particolari nelle arti marziali. Si basano sul principio che la “vita”, dell’essere umano (e di tutti gli organismi) con il suo movimento di materia minerale sul piano fisico, sia il riflesso di forze e moti che si svolgono su di un piano sovrasensibile, il piano delle forze vitali o dimensione Eterica.
La teoria del qigong ritiene che queste forze sono, in parte, influenzabili coscientemente attraverso la concentrazione e la volontà. La pratica favorisce rilassamento, mobilità articolare, una respirazione più naturale, consapevolezza corporea, riequilibrio posturale e bioenergetico.
Basandosi esclusivamente sul “lavoro interno”, cioè sulla mobilitazione della cosiddetta energia vitale (Qi), l’Arte del TaiChi è da considerarsi a tutti gli effetti una forma di QiGong. Oltre il Taijiquan, esistono comunque diverse altre forme di qigong, provenienti dalla scuola medica, marziale, spirituale e dalla tradizione popolare cinese.
Meditazione
La meditazione è l’aspetto centrale ed essenziale del Taijiquan. Senza di essa è impossibile avere risultati tangibili, il Taijiquan si ridurebbe ad una ginnastica, ad una coreografia esteriore.
È difficile dare una definizione di meditazione. Lo “stato meditativo” è una condizione psicofisica della quale si può fare per lo più esperienza. Lo stato di “meditazione” e di “non-meditazione” non è duale, ma polare, ovvero esistono diversi livelli che gradualmente portano a stati di coscienza sempre più profondi.
Il primo livello necessario è la concentrazione, la capacità di focalizzare la coscienza su qualcosa senza distrazione alcuna, con continuità. Stadi molto avanzati prevedono il passaggio della coscienza ad un “piano superiore”, ciò che in termini Buddisti viene definito Illuminazione o Risveglio, l’abbandono cioè del nostro isolato, soggettivo e illusorio ‘stato di coscienza’ separato dal tutto.
Esistono svariate tecniche di meditazione, ma quasi tutte hanno in comune i medesimi principi fondamentali. Il taijiquan è un sistema di meditazione completo con una sua graduale didattica.
Marzialità
Il Taijiquan appartiene al KungFu (Gong fu) WuShu, la grande famglia delle ARTI MARZIALI CINESI, nello specifico a quella particolare famiglia di stili chiamati “interni”. Al contrario dei molto più numerosi e conosciuti “stili esterni”, che nell’affrontare un conflitto utilizzano potenza muscolare e forza bruta (attraverso: calci, pugni, leve, proiezioni, spinte, etc.) il Taijiquan utilizza la mente, la concentrazione, la sensibilità e quello che i cinesi chiamano “Qi” (energia interna). Questa “energia” scaturisce solo dalla morbidezza e dal rilassamento, ma può essere comunque esplosiva. Essa viene condensata e rilasciata in modo istantaneo, questo processo di emissione di Qì in cinese è detto Fajin. Per imparare ed ottenere un fajin efficace, ovvero in grado di scaraventare l’avversario a diversi metri di distanza, è necessario applicarsi con dedizione e per un tempo sufficiente alla pratica TaiChi.
La parola Kung Fu, di traslitterazione fonetica inglese (Gong Fu in pinyin) significa “Maestria” (nel senso di aver raggiunto un livello di eccellente destrezza). In cinese “arte marziale” è Wu Shu, che letteralmente significa “fermare l’alabarda”, ovvero: “fermare la guerra”, cioè “capacità di porre fine al conflitto”, quindi qualcosa di molto diverso dal significato che generalmente viene oggi attribuito alla arti marziali. Le origini del KungFu Cinese sono molto antiche e si perdono nella notte dei tempi. Sono connesse alla figura archetipa del Guerriero, cioè colui che è chiamato a “difendere” (la vita, la libertà, il sacro, etc.). Tutto ciò rivela l’origine delle Arte Marziale, in senso stretto, come “Scuola esoterica”, cioè quelle Scuole misteriche e iniziatiche, volte al risveglio della coscienza e ad avvicinare l’uomo al mondo spirituale.
Perciò nel Taijiquan l’aspetto del “combattimento” è imprescindibile, ma esso è solo la porta d’ingresso di un cammino, che attraverso lo studio delle dinamiche del conflitto, mira ad una evoluzione personale. Per sviluppare gli aspetti marziali è fondamentale il lavoro a coppia, ovvero l’esercizio chiamato in cinese Tui Shou (in inglese pushing-hands). Questo tipo di esercizio con un compagno lavora sul contatto, sull’incremento della sensibilità e sopratutto sull’interazione psicologica con l’altro, ovvero, ciò che una parte di noi stessi percepisce come “nemico”. Questo lavoro permette di affrontare e comprendere diversi aspetti emotivi e psicologici coinvolti nel rapporto con gli altri, portando a sondare e mettere in luce alcuni aspetti del proprio ego.